L’evoluzione dell’aeroporto di Bergamo Orio al Serio passa da due ampliamenti che entreranno in funzione a fine 2021. L’obiettivo è intercettare un passeggero che non può essere più definito “low-spender”.
Un rettangolo che si allunga longitudinalmente per superare i limiti dell’autostrada A4 e della pista. Questo, in estrema sintesi, il futuro dell’aerostazione di Bergamo, terzo scalo
italiano per numero di passeggeri: circa 13 milioni nel 2018, +4,9% rispetto al 2017. Per la maggior parte provenienti dai voli low-cost operati da Ryanair che qui ha la sua prima base continentale, la terza in Europa se si considerano anche Dublino e Londra Stansted. Caratteristica che dà forma all’offerta commerciale dello scalo e ne traccia anche i futuri sviluppi, a partire dall’ampliamento dell’area extra-Schengen da 9.500 mq che trasformerà il “Caravaggio” in un hub delle coincidenze dove l’arrivo è solo la prima parte del viaggio che, da qui, poi procede verso altre mete. I lavori, che dovrebbero concludersi a inizio 2020, prevedono anche il raddoppio dei gate (da 5 a 10) e un nuovo sistema per il controllo dei bagagli per garantire la continuità delle operazioni d’imbarco. Migliorie che troveranno riscontro anche nell’area Schengen dove sono attesi altri 5.500 mq di ampliamento che porteranno la superficie totale dell’aeroporto a circa 70mila mq alla fine del 2021. «Il nucleo principale della aerostazione risale a Italia ’90. All’epoca si progettavano gli aeroporti senza tenere in considerazione gli spazi non aviation. C’erano solo i servizi essenziali. Con le diverse espansioni iniziate negli anni 2000, abbiamo realizzato un connubio fra necessità operative e retail, creando una piattaforma che potesse accompagnare le diverse esigenze dei passeggeri in crescita», conferma Matteo Baù, direttore commerciale non-aviation di Sacbo.
Low-cost non significa low-spender
Attualmente, l’aeroporto di Bergamo conta 45 punti vendita retail e 15 format food per
un totale, rispettivamente, di 4.200 e 2.000 metri quadri. A questi si aggiungono 13 aziende di servizio rent-a-car, una farmacia, una banca e pure un parrucchiere fronte pista che coniuga shampoo, taglio e piega con i tempi d’attesa al gate. Più in particolare, nell’area retail landside, dove trovano posto anche i rinnovati banchi del check-in, spiccano i punti vendita dedicati alla ristorazione: dall’offerta fast di Briciole, alla peculiarità di operatori locali come La Marianna (famosa per aver inventato il gusto stracciatella) e Green Barn Gnam (dal caffè all’aperitivo con un tocco healthy), passando per l’ultima apertura di Berry&Coffee (dedicato all’acquisto in modalità grab&go). Più ricercati format Motta Caffè, che richiama le atmosfere eleganti dell’originale punto vendita all’ombra del duomo, e il ristorante Vicook, che si avvale della partnership con il ristorante stellato Da Vittorio. «Per quanto riguarda l’offerta food e nell’ottica dei futuri ampliamenti – rivela Baù – vorremmo porre maggiore attenzione all’utenza italiana che rappresenta circa il 50% del totale. L’idea è sviluppare format che prevedono tipologie di prodotti capaci di rispondere alle richieste di nicchia: sushi, cibo etnico, fusion, ecc. L’aeroporto vuole essere riconosciuto come un punto di qualità e di richiamo per l’offerta food nel suo complesso». Sempre sul lato landside, interessante l’esperimento delle cuccette di Zzzleepandgo che permettono di prendersi una pausa prima di affrontare i controlli di sicurezza. Una volta passati sul lato airside, inizia la stecca retail dell’area Schengen che precede il duty free walkthrough gestito da Dufry. In questo spazio trovano posto i negozi di marchi d’abbigliamento come Timberland (presente dal primo ampliamento commerciale dell’aeroporto), Boggi, Aeronautica Militare, Parfois, MC2 Saint Barth e i corner di brand quali MaxMara, Liu Jo e Furla. Non mancano nemmeno i punti vendita dei brand di accessori e pelletteria come Carpisa, Fedon, +39 e Tosca Blu. Allungando il passo oltre il duty free, si accede a un’area food, preceduta dallo store di Victoria’s Secret, dove trovano posto, fra gli altri, l’internazionale McDonald’s, il milanesissimo Panino Giusto e altri format food&beverage che coniugano qualità e riconoscibilità come Rossosapore (spin-off travel retail della catena di pizzerie Rossopomodoro), Wine Bar Santa Cristina (gestito da Chef Express), le pasticcerie Serge (che grazie a un metodo brevettato consente al passeggero di portarsi a casa, con la garanzia di 5 giorni di durata, una selezione di cannoncini alla crema), Delice Maison (brand in concessione ad Autogrill) e la drogheria Bottega dei Sapori (gestita da Lagardère). Un retail mix molto vario, quindi, che nel 2018 è cresciuto del 9,4% per le attività food e del 6,6% per quelle retail, sempre tenendo conto del profilo del passeggero e di un dwell time che si aggira intorno alle due ore: «Noi serviamo 130 destinazioni, nessuna intercontinentale, principalmente in Europa, Russia e Nord Africa; quindi non ci aspettiamo i global shopper arabi o cinesi. Ma chi viaggia nel continente transita da qui – afferma Baù – e non è più etichettabile come un passeggero poco spendente in virtù del vettore che utilizza. Non a caso, circa il 30% del totale si sposta per motivi di business e circa il 40% proviene dall’area milanese. Per questo l’offerta è molto diversificata, con prezzi che coprono un vasto range di prodotti passando dal premium al basic».
La piazza dei sapori italiani
Vero fiore all’occhiello dell’offerta travel retail dell’aeroporto di Bergamo è senza dubbio la zona Italy loves food: una piazza del gusto tricolore dove la filiera produttiva tocca il cliente finale in un ambiente aperto, arioso e ottimamente posizionato al termine del percorso del passeggero. Una chicca da scoprire, insomma. Inaugurata nel 2016, l’Italy loves food nasce dalla volontà di dare risalto ai prodotti made in Italy (con un occhio di riguardo alle produzioni dell’Italia settentrionale) attraverso un’innovativa formula retail che unisce produttore, operatore industriale e attore istituzionale. Come nel caso dei vini della Franciacorta che qui, grazie all’interessamento dell’omonimo consorzio, riesce a offrire un ventaglio di prodotti di primissima qualità: «Una soluzione che funge da leva pubblicitaria per il territorio che altrimenti farebbe fatica a raggiungere tutti i nostri punti di contatto singolarmente », sintetizza Baù. Non solo somministrazione, però. A caratterizzare questo spazio c’è anche una serie di negozi di vendita al dettaglio come Gate12Food.it (con una selezione di eccellenze enogastronomiche della zona delle Langhe e Roero), la formaggeria Calècc e la birreria Elav.
Iccsai, il futureo del trasporto aereo
Detto del particolare assetto di Bergamo, non sorprende che il “Caravaggio” sia stato il palcoscenico della presentazione del rapporto Iccsai 2018, Il futuro del trasporto aereo in Europa: direttrici di sviluppo in tempi incerti. D’altronde, per un’infrastruttura che genera l’8% del Pil della provincia e concorre all’aumento dei flussi turistici in città (+53% nell’ultimo anno), capire l’andamento del settore aeronautico diventa imprescindibile persostenere un masterplan al 2030 da 400 milioni di euro. Quattro, quindi, i punti su cui si è concentrato il rapporto Iccsai: l’aumento generale dei passeggeri sul network aeroportuale italiano, la performance del traffico merci, l’andamento dei diversi vettori e il modello di competitività che ne deriva. Per quanto riguarda i passeggeri, l’Italia è cresciuta del 19% nel periodo 2012-17 sorpassando la Francia al quarto posto a livello continentale e facendo segnare un +5,26% nel terzo trimestre 2018. Il passeggero italiano, tuttavia, rimane ancora poco propenso ai voli intercontinentali: meno di un volo pro capite a testa ogni anno. In termini di traffico merci, l’Italia ha superato il miliardo di tonnellate trasportate con un incremento del 33% nel periodo 2012-17; comunque inferiore ai grandi player europei. Guardando ai vettori, il gruppo Lufthansa torna a essere il primo in Europa grazie all’acquisizione degli asset di Air Berlin e gli investimenti in Eurowings, mentre Ryanair raggiunge un load factor record del 95%. Numeri che vanno a incidere sulla competitività del settore aeronautico con una diffusa maggiore diversificazione dell’offerta: solo 9 aeroporti, in Italia, sono dominati con quota superiore al 60% da parte del primo vettore di riferimento (erano 11 nel 2016).
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