Lo scalo Amsterdam Schiphol, il terzo in Europa, continua a crescere grazie a un’offerta che punta sull’equilibrio di marchi internazionali e servizi di prima classe (con tanto di opere d’arte dal valore inestimabile). In attesa del 2023 quando sarà pronto il nuovo terminal da 313 milioni di euro.
L’Olanda è conosciuta in tutto il mondo come la patria della lavorazione dei diamanti. Qui i migliori artigiani tagliano le pietre più preziose per creare delle gemme a regola d’arte. Un’azione di sottrazione precisa al millimetro per cogliere quel dettaglio di lucentezza che fa la differenza. Con un operazione simile, ma inversa, di addizione quindi, gli olandesi hanno dato vita anche al primo aeroporto della regione: l’Amsterdam Schiphol. Là dove fino al 1852 c’erano le acque del lago Haarlemmer, e nel 1916 sono atterrati i primi aerei, il business dei cieli ha trovato un diamante da 76 milioni di passeggeri all’anno (e circa 496mila spostamenti aerei su un limite di 500mila fino al 2020). Dato che fa di Schiphol il terzo scalo europeo dietro a Francoforte e Parigi. Un primato per un Paese di 17 milioni di abitanti che ha nella mobilità il suo punto forte. Schiphol, infatti, non è solo un aeroporto ma un vero e proprio mainport (nel senso letterale di “porta principale”) per tutti i Paesi Bassi. Costruito su un’area di 2,787 ettari, a 4 metri sotto il livello del mare, Schiphol è un hub che conduce a 326 destinazioni, a cui si aggiungono quelle raggiungibili in treno e autobus (di cui circa 100 totalmente elettrici garantiscono il servizio navetta da e per l’aeroporto). Hub che non smette di crescere: entro il 2023 sarà costruito un nuovo terminal partenze e arrivi nell’area a sud dell’attuale aeroporto (dove precedentemente trovavano spazio alcuni parcheggi) con un collegamento diretto all’edificio centrale e una migliore differenziazione dei flussi passeggeri. Inoltre, a quest’area sarà agganciato un nuovo pier (pronto nel 2019) per un totale di 8 gate agguntivi. Il tutto per un investimento da 313 milioni di euro.
Parto o faccio shopping?
«Noi e i nostri partner siamo sempre alla ricerca di un modo per dare ai passeggeri un caldo benvenuto e il miglior servizio possibile. Per questo cerchiamo di proporre costantemente nuovi concept e format all’interno di un ambiente funzionale. Dai souvenir alla gioielleria, passando per gli ultimi trand della moda e una gamma di oltre 100 brand internazionali: l’importante è sorprendere e ispirare i nostri passeggeri», racconta Tanja Dik, director of consumer products & services. Una mission che, di fatto, ha trasformato Schiphol in un ibrido del retail. Soprattutto dal lato partenze. Sbucando dalla fermata del treno, ci si ritrova subito all’interno della Schiphol Plaza, uno spazio coperto – che verrà ampliato contestualmente alla costruzione del nuovo terminal – che introduce alla zona arrivi (piano terra) e partenze (primo piano) sfruttando la particolarità architettonica dell’aeroporto di Amsterdam. Lo Schiphol, infatti, ha una pianta trapezoidale su cui si erge un unico terminal centrale diviso in tre hall e diverse lounge. Quest’ultime segmentano il flusso, lo guidano ai controlli di sicurezza per poi lasciare che si riunifichi superati i varchi (esclusion fatta per chi vola con una compagnia low cost e si dirige al Gate M, l’unico imbarco Schengen scollegato dalla restante area airside). Nel mezzo trovano spazio le attività retail. Quelle della Schiphol Plaza sono un misto fra servizi e food&beverage. Della prima categoria fanno parte il chiosco Ako (quotidiani e tabacchi), la biglietteria delle ferrovie, tre punti informativi ben visibili (di cui uno a scacchi rossi e bianchi che fa da meeting point per le varie comitive), i banchi delle compagnie di noleggio attualmente sormontati dall’installazione di un autovettura di grossa cilindrata marchiata Sixt (multinazionale europea dedicata al rent-a-car premium) e un corner Aviflora che propone uno dei prodotti più iconici dell’Olanda: i tulipani. Per il food&beverage, invece, spiccano i marchi Happy Seafood (prodotti ittici fritti e non), Starbucks, Hema Food e La Place (tutte caffetterie, di cui l’ultima con un patio esterno a disposizione). Facendo qualche passo più avanti, si accede a una stecca di negozi che, come la galleria di un centro commerciale, corre lungo tutta l’ampiezza dell’aeroporto. Entrando dalla porta A, sul lato ovest, si incontra un grande Sturbucks con seduta esterna circolare, tre market della catena GDO Albert Heijn (di cui due in formato “to go”), un negozio Kiko affiancato a un punto vendita Rituals – che fanno da contraltare agli store Etos e Otentic situati all’estremità opposta e coprono il settore beauty e cosmesi. L’offerta fashion, invece, punta sulla categoria fast: H&M, Esprit, Suitsupply e due punti vendita firmati Paolo Salotto (uno per le scarpe, l’altro per valige e accessori in pelle). Fra questi spicca, situato in posizione centrale, uno stand alone di Victoria’s Secret con un’equilibrata offerta di intimo e abbigliamento per la camera. Per quanto riguarda l’offerta gastronomica, a farla da padrona è un grande Burger King con due zone seduta dedicate e un servizio di ordinazione via totem per lo smaltimento delle code. Da notare l’insegna healthy food Leon (che di recente ha stretto un accordo con Autogrill per lo sviluppo internazionale TR) che si contraddistingue per i colori e il design pulito, minimale ma accogliente. Simili nel concetto base e nel posizionamento ad angolo che permette di sfruttare lo spazio circostante con un migliore posizionamento dei tavolini, tutti con vista sulla cassa e il bancone d’ordinazione, anche i punti vendita Per Tutti (cucina italiana, pizza compresa e prodotta in un forno elettrico a vista) e Crossroads (cucina internazionale). «Per quanto riguarda il food&beverage l’idea è quella di unire insieme degli high street brand con operatori locali che sappiano ruotare quotidianamente la propria offerta adattandola ai diversi orari della giornata – spiega Djk – Inoltre non ci lasciamo scappare gli ultimi trend, come quelli dell’healthy food, dei convenience store e della cucina asiatica».
Lounge 2, rinnovamento all’olandese
Superati i controlli di sicurezza (compreso body scanner), si accede all’airside. Più nello specifico, alla departure lounge 2. Ristrutturata nel biennio 2014-16, quest’area accentua maggiormente l’impressione di trovarsi in uno spazio commerciale ibrido grazie a un +20% di spazi retail (per una superficie totale che ora tocca quota 16mila mq) e un’entrata che permette una visuale dall’alto sull’intera offerta commerciale ed evita il classico problema dello spostamento dei flussi al primo piano (stesso layout sarà riproposto a breve anche nella lounge 1). A colpire, tuttavia, è l’assenza di un duty free strutturato in versione walkthrough. La scelta, in fase di progettazione e realizzazione, è stata quella di suddividere l’offerta duty free in sette comparti merceologici differenti (da cosmetica e profumi a liquori e tabacchi, passando per le tipicità locali). L’effetto è duplice: da un lato, il viaggiatore può subito individuare il settore che più gli interessa; dall’altro, i marchi presenti sfruttano maggiormente il layout e il design del proprio corner in un ambiente omogeneo. Ad accomunare i diversi settori, l’etichetta “See, buy, fly” che indica la selezione di prodotti che aderisce al regime di promozioni effettuate dal gestore aeroportuale. Di fronte agli spazi duty free, tre stecche di negozi puntano dritte allo spazio centrale dove svetta un grande orologio (opera d’arte dell’artista Maarten Baas). La prima ospita i marchi del lusso: Bottega Veneta, Hermès, Gucci, Burberry, Rolex, Swarovski, Omega e si conclude con il format Café Cocò (caffetteria dallo stile parigino con grandi e confortevoli sedute e un listino con prezzi leggermente più alti della media). La seconda stecca di negozi è stretta fra due spazi food: da un lato l’Heineken bar, dall’altro la brasserie Amsterdam Bread Company (sviluppato in esclusiva per l’aeroporto da HSMhost). Nel mezzo tre negozi dedicati ai souvenir e alle tipicità olandesi. L’ultima isola retail è quella dedicata a orologi e gioielli con i marchi IWC Schaffhausen (ospitato all’interno di uno store dai soffitti alti che regala molta luce ai preziosi esposti) e Gassan. Per chi vuole concedersi uno spuntino o una cena prima di imbarcarsi, la scelta alla lounge 2 non manca grazie alla food court del primo piano in cui, accanto a un punto vendita McDonald’s, ci sono i due ristoranti olandesi The Market e gli asiatici Sushi&Noodles. Tutti con a disposizione sedute comode con punti recharge incorporati. Un dettaglio, quello dei posti a sedere, che ritorna costantemente all’interno di tutto l’aeroporto dove si sta portando avanti un processo di riduzione delle aree con stalli di seggiole in comune per dare maggiore spazio ai posti a tavola, così da invitare i viaggiatori a consumare senza sentirsi oppressi da chi è a caccia di un posto con il vassoio in mano.
Holland Boulevard, l’arte incontra il travel
Spostandosi all’interno dell’arside, si passa attraverso l’Holland Boulevard che congiunge la lounge 2 alla lounge 3. «Si tratta di un’area pensata essenzialmente per i passeggeri in transito che non hanno abbastanza tempo per lasciare l’aeroporto e visitare la città – afferma Djk – Un posto dove puoi sia rilassarti dopo un lungo viaggio che apprezzare alcuni scorci della cultura olandese, a partire da una serie di dipinti dei maestri fiamminghi. In alternativa, c’è una fornita libreria con opere tradotte in 29 lingue e una serie di comodi divani dove schiacciare un pisolino mentre i propri bambini giocano in un contesto sicuro ed esperienziale». Di fatto, questa camminata con vista sulla pista, rappresenta un felice connubio fra marketing culturale e business TR. Diversi musei cittadini come il Nemo, il Rijksmuseum e lo Stedelijk trovano posto in attività diverse: area giochi, info point, brasserie.
Lounge 3, un pop-up tira l’altro
Superata l’Holland Boulevard, si arriva alla lounge 3 dove, oltre a ripetersi la suddivisione merceologica per il duty free, si aggiungono una serie di attività retail interessanti. La prima è, senza dubbio, la scenografica House of Tulips: negozio di tulipani e specialità olandesi, attira l’attenzione grazie a una grande serra verde sospesa che funge da copertura e una selezione di formaggi bene in vista. Per il comparto food&beverage, citiamo Taste from Lawlands, ristorante con cucina olandese con il classico pollo satay (spiedini di carne ricoperti da una glassa speziata), e il Jamie Oliver, format di cucina internazionale che porta la firma del noto cuoco televisivo britannico. Infine il bar Vit, inaugurato a giugno, che all’estremità ovest riesce ad ancorare con la sua offerta di smoothy, centrifughe e simili tutta una parte dedicata al beauty, al selfcare (compresa una Xpress Spa per un massaggio rigenerante) e all’healthy food. Fra i vari store, però, colpisce il ricorrente utilizzo di pop-up shop con l’etichetta “See Buy Fly” introdotti per garantire la continuità dell’offerta retail in spazi di risulta o in fase di rinnovamento. Se ne contano 8 in tutto l’airside. A fianco della lounge 3 c’è il gate M dedicato ai passeggeri delle compagnie low cost. Uno spazio ordinato con un duty free al centro e i punti ristoro sui lati (ce ne sono due, entrambi con servizio self-service e cibi pronti). Unico neo: da qui non si può accedere alle altre lounge, privando i passeggeri (che mediamente spendono quasi 20 euro a testa nel lato airside) di un’offerta sicuramente più ampia.
N.G.
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