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Aeroporti italiani in linea con l’Europa. A dirlo è l’ultimo rapporto Enac, presentato il 5 giugno a Roma: aumentano i passeggeri, aumentano gli investimenti infrastrutturali e aumentano i vettori low cost operanti negli scali italiani.

In particolare, il rapporto Enac ha stilato la classifica degli aeroporti più “trafficati” d’Italia nel 2017 confermando il ruolo di capofila di Roma Fiumicino con un numero di passeggeri che super la soglia dei 40 milioni, nonostante un calo dell’1,8% rispetto ai dati registrati a fine 2016. Seguono Milano Malpensa (22 milioni di passeggeri) e Bergamo (12 milioni). In totale, negli aeroporti della Penisola sono transitati oltre 178 milioni di viaggiatori (+6,2% rispetto ai dodici mesi precedenti). Un trend positivo che si ripercuote anche sui segmenti cargo (+9,2% di tonnellate trasportate) e movimenti aerei (ossia il decollo o atterraggio di un aeromobile su un aeroporto: +2,4%). Per quanto riguarda la scelta del vettore, il totale dei passeggeri negli scali italiani si divide giusto a metà: con il 50,9% che sceglie una compagnia low cost e il restante 49,1% che si affida alle compagnie tradizionali. Numeri che danno ragione degli investimenti infrastrutturali sostenuti: una spesa complessiva di oltre 491 milioni di euro di cui, nello specifico, 460 milioni recuperati attraverso l’autofinanziamento e 31 milioni provenienti da finanziamenti pubblici.

Le dichiarazioni

Presente alla presentazione del report Enac, il presidente Vito Riggio che ha colto l’occasione per fare il punto sui primi 20 anni dell’ente con una prospettiva aperta sul futuro prossimo: «Qualche volta ci sembra che sia riuscito un processo di sburocratizzazione, di velocizzazione, di avvicinamento alla comunità. Un processo di internazionalizzazione vero, forte, costante come dimostra la presenza diffusa e apprezzata in organismi europei e internazionali. Qualche volta ripiombiamo nella palude, nella paura, nell’esitazione che caratterizzano purtroppo ampie parti delle macchine pubbliche e anche delle società private operanti nel nostro Paese. Ma poiché il destino è ancora da compiersi, benché venti anni siano un’età sufficiente perché ciascuno sia responsabile della sua faccia, toccherà a chi ci lavora e a coloro con i quali l’Enac lavora e soprattutto a quelli per cui lavora, fare in modo che si è riusciti a costruire emerga con chiarezza e nitore». Parole a cui hanno fatto seguito quelle del direttore generale di Enac, Alessio Quaranta: «Vent’anni hanno visto non solo la trasformazione dell’aviazione civile nazionale ed europea, ma anche profondi cambiamenti a livello mondiale. E proprio alla luce di questi cambiamenti,  è necessario
ripensare alcuni assiomi in funzione dello sviluppo che si vuole assicurare. In particolare, occorrerebbe superare alcuni concetti posti inizialmente alla base del processo di liberalizzazione europeo oggi non più validi o comunque non più all’avanguardia in un settore caratterizzato da un dinamismo senza precedenti. Come la clausola sulla proprietà sostanziale e il controllo effettivo sulle compagnie aeree che, se negli anni Novanta aveva una logica legata al superamento dei nazionalismi pur mantenendo una forma di protezionismo all’interno della Comunità europea, oggi andrebbe rivisitata alla luce delle dinamiche commerciali che vedono sempre più spesso la necessità di integrazioni».

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