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Continua il brutto momento per i fatturati della distribuzione moderna. Una discesa di 6,2 punti percentuali si è registrata nel 2012 nei centri commerciali dell’area4 di Nielsen, ossia in Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia. A dicembre il calo è stato minore, pari al 2,09 per cento.  A dirlo è una rilevazione di Nielsen per Confimprese Lab. Meglio, ma sempre negative, le altre zone d’Italia: su base annua il saldo è -2,11% per il Nord-Ovest, -1,60% per il Nord-Est più Emilia Romagna e -2,65% per il Centro e Sardegna.

Mario Resca

Mario Resca

«E’ innegabile – ha commentato Mario Resca, presidente Confimprese – che la situazione sia cambiata e di conseguenza il mercato italiano dei centri commerciali stia vivendo un congelamento di nuovi progetti, riconducibile a due motivi: la riduzione del ritorno sull’equity e la crescente difficoltà nel reperire finanziamenti per l’avvio di nuovi progetti. A ciò si aggiungono l’attuale crisi e soprattutto una drastica riduzione della propensione al consumo, che non è più possibile considerare come esclusivamente legata alla congiuntura economica. Come rilevano recenti dati del Confimprese Lab, l’indice di fiducia degli italiani è decisamente inferiore a quello dei cugini europei – 41 in Italia contro 88 in Germania, 75 nel Regno Unito, 61 in Francia e 52 in Spagna; il 91% degli italiani ha prospettive di lavoro negative o molto negative nei prossimi 12 mesi e l’81% pensa che lo stato delle finanze personali nei prossimi 12 mesi sarà pessimo, mentre il 92% degli italiani ritiene l’attuale momento non adatto a fare acquisti».

 

Le conseguenze sui conti si cominciano a vedere. I retailer associati a Confimprese hanno registrato nel 2012, rispetto al 2011, un aumento dell’incidenza delle spese di affitto sul fatturato dello 0,65 % e dei costi di personale sul fatturato di mezzo punto percentuale, con la conseguente erosione di metà del proprio margine.

Come ha però spiegato Mario Maiocchi, ad di Unieuro e coordinatore comitato real estate Confimprese, ci sono forti differenze tra i centri commerciali primari, più performanti, e quelli di seconda fascia, in difficoltà. «Inoltre – ha continuato – a seguito della liberalizzazione degli orari, è stato valutato che la variazione media del costo del personale sul fatturato per il solo canale dei centri commerciali del 3° trimestre 2012, in confronto allo stesso periodo del 2011, è aumentato in media del 6%, con picchi registrati da alcune aziende del 30 per cento».